1 October 2022
Prezzi materie prime: come affrontare e superare i nuovi rincari
Il Focus Materie Prime, l’osservatorio periodico di Anima Confindustria, ha osservato che negli ultimi 12 mesi il petrolio è aumentato del 248%. Stessa sorte per i polimeri come polietilene (160%) e polipropilene (123%). Nel metallurgico, lo stagno (+142%) il rame (+120%) e l’alluminio (+75%) hanno subito rincari che non trovano riscontri in nessun altro periodo storico.
Cosa influenza questo aumento spropositato dei prezzi delle materie prime e quali sono le conseguenze per le aziende? Soprattutto, come affrontare al meglio questo momento storico senza riscontrare effetti troppo gravi? Ne parliamo all’interno di questo approfondimento.
Indice dei contenuti
Post pandemia: l’aumento dei prezzi delle materie prime
Il periodo di lockdown causato dal Covid 19 ha fermato il mondo per lunghi e pesanti mesi, mettendo in grande difficoltà molteplici settori e aziende in tutto il mondo. Oltre alle conseguenze della pandemia che hanno indebolito molteplici business, con la ripresa delle attività si sono verificati alcuni fenomeni decisivi per l’aumento dei costi delle materie prime. Quali?
Le scorte hanno iniziato a scarseggiare e la Cina ha ridotto la produzione di metalli come alluminio e acciaio. L’interruzione dei trasporti e i ritardi nelle consegne hanno causato ulteriori difficoltà alla supply chain con il conseguente aumento dei noli marittimi sia per scarsità di container, sia per il sottodimensionamento dei porti, sia per la continua crescita del petrolio. Inoltre, l’orientamento alle energie green ha creato una forte richiesta di materiali non ferrosi quali rame, litio, cobalto.
Gli effetti sulle aziende
In questo contesto le aziende con filiera lunga hanno potuto spalmare gli aumenti, mentre le aziende a filiera corta hanno resistito sino a quando le scorte acquistate con prezzi vecchi sono terminate, poi hanno dovuto adeguare i prezzi al mercato. Più le aziende producono un prodotto sofisticato più il reperimento delle materie prime e dei componenti risulta arduo.
Uno studio di McKinsey, società di consulenza manageriale e strategica leader al mondo per quota di mercato, ha evidenziato come un’economia minacciata dal cambiamento climatico, dalla pandemia e da eventuali rotture nelle catene di approvvigionamento e di produzione, metta a rischio il 40% dei profitti totali.
Gli effetti sui trasporti e sulla logistica
Nel modello di supply chain adottato sino all’avvento dell’emergenza Covid-19 il Far East ha rappresentato la fonte primaria di approvvigionamento di materie prime per le aziende occidentali. Alla ripresa, nell’estate 2020, il mercato del trasporto si è trovato impreparato a reagire velocemente alla domanda esponenziale e improvvisa; inoltre, diversi incedenti navali e portuali hanno ancor più rallentato il trasporto marittimo aggiungendo ulteriore disagio.
Il grafico che segue mette a confronto i dati mensili riferiti agli indici di attività economica PricePedia che possono essere considerati quali benchmark della domanda mondiale di materie prime.
Fonte: articolo pubblicato da Pasquale Marzano. 03 Novembre 2021. PRICEPEDIA
Il grafico mostra la crescita sostenuta che ha interessato il costo dei noli navali a partire da maggio 2020.
Come si può notare, dopo quasi un anno e mezzo di trend rialzista dei costi dei noli marittimi si iniziano a vedere segnali di normalizzazione. Malgrado sia prevista l’introduzione di navi porta container di dimensioni maggiori e con minor impatto ambientale (fattore che ha stimolato la produzione di nuovi container) il prezzo dei noli non è previsto tornare ai livelli pre-Covid. Se per le imprese il costo del trasporto ha sempre avuto un’incidenza media del 25% sul costo del prodotto, oggi sono chiamate a rivederlo.
La notizia positiva è che il ribasso dei costi dei noli sta influendo positivamente anche sui costi delle materie prime, in particolare dei materiali non ferrosi.
Come superare questa situazione?
Di fronte a questo scenario, si rende necessario per le aziende un approccio diverso all’utilizzo delle risorse, affinché siano meno legate alle fluttuazioni del mercato delle materie prime.
Le azioni che possono essere intraprese sono rivolte al ripensamento del proprio ciclo produttivo in ottica green. In che modo? Attraverso l’implementazione di un’economia circolare dove il rifiuto non viene più smaltito, ma selezionato e reintrodotto nel ciclo produttivo. In questo modo si aumenta l’utilizzo delle energie rinnovabili e si ridisegnano i propri processi cercando di minimizzare gli sprechi.
Un’ulteriore azione strategica è ripensare la supply chain rivolgendosi al mercato della fornitura con una pianificazione basata sull’onboarding e sulla gestione dei rapporti con i fornitori. Diventa decisivo considerare la possibilità di insourcing e la de-globalizzazione, come rivedere la pianificazione dei bisogni. In questo modo si internalizzano in azienda attività solitamente svolte da società esterne e si incentivano i mercati locali, a favore di una maggiore autonomia e libertà di azione.
In conclusione: rivoluzionarsi internamente per superare limiti esterni
L’aumento dei prezzi delle materie prime sta avvenendo in modo spropositato e le cause sono molteplici: dalla diminuzione delle scorte e la sospensione dei trasporti, alla riduzione della produzione e l’aumento della richiesta. Questa situazione sta mettendo in difficoltà specialmente le aziende a filiera corta e, in generale, sta minacciando i profitti totali dell’economia. Diventa vitale per la salute delle aziende ripensare al proprio ciclo produttivo con una visione green, con un’impronta volta a valorizzare le risorse interne verso un’indipendenza dall’esterno.
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